mercoledì 29 settembre 2010

Sandra Mondaini



(immagine tratta da http://www.socialpost.info/wp-content/uploads/2010/07/Sandra-Mondaini.jpg)


L'attrice è deceduta poco prima delle 13 all'ospedale San Raffaele, dove era ricoverata da 10 giorni
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Aveva 79 anni. Lo scorso aprile era morto il marito, Raimondo Vianello

È morta a Milano Sandra Mondaini

L'attrice è deceduta poco prima delle 13 all'ospedale San Raffaele, dove era ricoverata da 10 giorni


Sandra Mondaini con il marito, Raimondo Vianello (Ansa)
MILANO - L'attrice Sandra Mondaini è morta, martedì mattina poco prima delle 13, all'ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverata da circa 10 giorni. Aveva 79 anni: era nata l'1 settembre del 1931. Lo scorso aprile era morto il marito, Raimondo Vianello, e lei era rimasta molto provata, tanto da essere ricoverata anche in una casa di cura.

LA CARRIERA - Attrice brillante che puntava sulla comicità pura e sulla recitazione, Sandra Mondaini è stata protagonista di un susseguirsi di sketch indimenticabili che hanno segnato la sua carriera. I più famosi sono quelli con il marito Raimondo Vianello, fra i quali spicca la sit-com Mediaset del 1988 «Casa Vianello» - che ha lanciato il celebre tormentone del «che barba, che noia»nel lettone matrimoniale - , anche se i suoi primi sketch «coniugali» furono quelli recitati con Corrado a «La Trottola» nel 1964. Tra i personaggi interpretati senza il marito, uno di quelli più rimasti nell'immaginario collettivo è quello del clown «Sbirulino», apprezzato non solamente dai bambini.

Addio alla Mondaini


IL DEBUTTO - Nata il primo settembre del 1931, figlia di Giacinto Mondaini, Sandra diventa famosa già da piccolissima, quando il padre la fa comparire a soli sei mesi in una campagna di sensibilizzasione contro la tubercolosi. Giovanissima, negli anni Quaranta, aiuta la famiglia lavorando come modella per la rivista «Mani di Fata» e poi per Borsalino. Il debutto sul palcoscenico risale al 1949 con una parte nella commedia «Ghe pensi mi» di Marcello Marchesi, al Teatro Olimpia di Milano. Quattro anni dopo inizia la carriera sul grande schermo. Nello stesso anno entra nella compagna di rivista di Erminio Macario. Ma la notorietà arriva con la tv. Sandra è sul piccolo schermo dal primo giorno trasmissioni Rai con «Settenote», poi con altri programmi e, al fianco di Mike Bongiorno, in «Fortunatissimo».


LE ULTIME ORE - «Sono stato da lei lunedì pomeriggio per darle l'olio degli infermi e la benedizione. Stava già male, respirava con affanno e aveva l'ossigeno. Quando sono arrivato, ha aperto gli occhi: le ho accarezzato la mano e ho avuto la sensazione che fosse presente». Così racconta gli ultimi momenti di Sandra Mondaini, don Walter Magni, parroco della Chiesa di Dio Padre a Segrate, che ha celebrato il funerale di Raimondo Vianello, morto il 15 aprile scorso. Anche l'estremo saluto a Sandra sarà probabilmente celebrato nella stessa chiesa, come di consuetudine entro due giorni dalla morte: «So che era sua volontà - dice all'Ansa don Walter - che la celebrazione avvenisse nello stesso luogo. Presumo entro due giorni, forse giovedì». Però, ammette il sacerdote, «non ci sono ancora stati contatti ufficiali per definire gli orari».

Redazione online
21 settembre 2010(ultima modifica: 22 settembre 2010)

(da http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_21/morta-sandra-mondaini_0cad2e48-c574-11df-b273-00144f02aabe.shtml)

Vincenzo Crocitti



(immagine tratta da http://www.corriere.it/Media/Foto/2010/09/29/crocitti--140x180.jpg)

Roma, 29 set. (2010, scil.; Adnkronos) - L'attore Vincenzo Crocitti, protagonista di popolari serie tv, è morto la notte scorsa a Roma, dopo una lunga malattia, all'età di 61 anni. Esordì nel mondo del cinema con il musicarello 'Nel sole' (1967), con Al Bano e Romina Power, e a 28 anni recitò la parte dell'amato figlio di Alberto Sordi in 'Un borghese piccolo piccolo' (1977) di Mario Monicelli, proseguendo la carriera con numerosi film della commedia all'italiana. Tra gli altri titoli è apparso in 'Rag. Arturo De Fanti, bancario precario', 'Melodrammore' (1977), 'Romanzo popolare', 'Il colonnello Buttiglione diventa generale', 'I sette magnifici cornuti'.

In tv ha fatto parte del cast dello sceneggiato 'Orzowei' (1976) e dalla fine degli anni Novanta è stato spesso protagonista sul piccolo schermo: dal 1998 al 2007 ha vestito i panni del dottor Mariano Valenti nella serie di Rai Uno 'Un medico in famiglia' e dal 2002 al 2007 ha interpretato il vicebrigadiere Vittorio Bordi nella fiction 'Carabinieri' su Canale 5.

Nato a Roma il 16 luglio 1949, Vincenzo Crocitti iniziò la carriera di attore giovanissimo e allo stesso tempo trovò impiego a Cinecittà come assistente e poi aiuto del montatore Enzo Micarelli. Dal 1970 intraprese una regolare carriera d'attore, partecipando a molti film. In teatro, insieme a Gianni Pulone, si è dedicato a lavori destinati ai ragazzi.

Nel 1977 il ruolo del figlio di Alberto Sordi in 'Un borghese piccolo piccolo' gli valse il Nastro d'argento e il David di Donatello. In teatro lavora, fra gli altri, anche con Giorgio Strehler ('La grande magia' di De Filippo, stagione 1981-82) e nel 1995-96 ottiene un personale successo con la commedia 'Uomini stregati dalla luna'. Per la televisione lavora in alcuni film e sceneggiati, come 'Illa: punto di osservazione', 'Aeroporto internazionale', 'Morte di una strega', 'Indizio fatale', 'La casa delle beffe'. La sua ultima apparizione è stata in un epidosio dello sceneggiato Mediaset 'I Cesaroni' nel 2008.

(da http://it.tv.yahoo.com/29092010/8/addio-vincenzo-crocitti-attore-medico-in-famiglia-carabinieri.html)

mercoledì 15 settembre 2010

Albo d'oro del concorso di miss Italia



















1939 Isabella Vernay
1940 Gianna Maranesi
1941 Adriana Serra
1946 Rossana Martini
1947 Lucia Bosè
1948 Fulvia Franco
1949 Mariella Giampieri
1950 Anna Maria Bugliari
1951 Isabella Valdettaro
1952 Eloisa Cianni
1953 Marcella Mariani
1954 Eugenia Bonino
1955 Brunella Tocci
1956 Nives Zegna
1957 Beatrice Faccioli
1958 Paola Falchi
1959 Marisa Jossa
1960 Layla Bigazzi
1961 Franca Cattaneo
1962 Raffaella De Carolis
1963 Franca Dallolio
1964 Mirka Sartori
1965 Alba Rigazzi
1966 Daniela Giordano
1967 Cristina Businari
1968 Graziella Chiappalone
1969 Anna Zamboni
1970 Alda Balestra
1971 Maria Pinnone
1972 Adonella Modestini
1973 Margareta Veroni
1974 Loredana Piazza
1975 Livia Jannoni
1976 Paola Bresciano
1977 Anna Kanakis
1978 Loren Cristina Mai
1979 Cinzia Fiordeponti
1980 Cinzia Lenzi
1981 Patrizia Nanetti
1982 Federica Moro
1983 Raffaella Baracchi
1984 Susanna Huckstep
1985 Eleonora Resta
1986 Roberta Capua
1987 Michela Rocco di Torrepadula
1988 Nadia Bengala
1989 Eleonora Benfatto
1990 Rosangela Bessi
1991 Martina Colombari
1992 Gloria Zanin
1993 Arianna David
1994 Alessandra Meloni
1995 Anna Valle
1996 Denny Mendez
1997 Claudia Trieste
1998 Gloria Bellicchi
1999 Manila Nazzaro
2000 Tania Zamparo
2001 Daniela Ferolla
2002 Eleonora Pedron
2003 Francesca Chillemi
2004 Cristina Chiabotto
2005 Edelfa Chiara Masciotta
2006 Claudia Andreatti
2007 Silvia Battisti
2008 Miriam Leone
2009 Maria Perrusi
2010 Francesca Testasecca
2011 Stefania Bivone 
2012 Giusy Buscemi
2013 Giulia Arena
2014 Clarissa Marchese
2015 Alice Sabatini 
2016 Rachele Risaliti
2017 Alice Rachele Arlanch
2018 Carlotta Maggiorana
2019 Carolina Stramare
2020 Martina Sambucini
2021 Zeudi di Palma
2022 Lavinia Labate
2023 Francesca Bergesio

martedì 14 settembre 2010

Pietro Calabrese

Addio a Pietro Calabrese,
una vita per il giornalismo




(immagine proveniente dalla pagina http://www.rainews24.it/ran24/immagini/calabrese_pietro.jpg)



di Roberto Napoletano
«Sai, il Messaggero mi ha fatto uomo e direttore, mi sembra una buona regola di civiltà che si chieda di tornare a scrivere a chi ha fatto un po’ di giri». Venerdì nove aprile con Pietro Calabrese, seduti intorno a un tavolino in una sala da tè, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, abbiamo consumato due tisane e conversato un’ora e mezzo. Abbiamo parlato di tutto. Di amici comuni che non ci sono più come Napoleone Colajanni, di Totti, di Roma, del primo ministro francese Fillon che impazzava (ahinoi!) sui giornali italiani, della politica, della sua malattia e di Gino lo pseudonimo che aveva scelto per raccontarla.

La frase che mi è rimasta più impressa, però, è questa: «Sai, il Messaggero mi ha fatto uomo e direttore...» Pietro parlava con gli occhi, due occhi azzurri che sprigionavano vita. Lo stesso lampo si accendeva ogni volta che mi chiedeva di via del Tritone, della sua redazione, del suo giornale, della «sua casa». Praticamente ogni cinque minuti, come era giusto e anche naturale, perché il cuore lo portava sempre lì, in una miscela specialissima fatta di ricordi personali, curiosità e grandi emozioni professionali, la magia mai smarrita del giornale di Roma, il cordone ombelicale che lo lega alla città e ai lettori.

Gli avevo chiesto di tornare a scrivere per il suo giornale, sapevo di interpretare anche un desiderio dell’editore e dei lettori, e lui era entusiasta. Poi il saluto. «Dammi qualche giorno, il primo lo voglio curare bene». «Fai presto, so che lo hai già in testa». Nel pomeriggio l’articolo era pronto. Iniziava così: «Mi piacerebbe che il direttore di questo giornale mandasse i suoi più gagliardi cronisti a Corviale o a Tor Bella Monaca con una sola domanda nel taccuino: chi è Fillon e perché si parla tanto di lui? E poi leggere le risposte degli intervistati. La maggior parte dei quali guarderebbe i giornalisti del Messaggero come alieni, e qualcuno tra i più scafati azzarderebbe: non è il mediano del Lione che sta trattando la Roma?».

Questo era Pietro, diretto, leggero e profondo allo stesso tempo. Gli dissi: «Il tuo ritorno al Messaggero lo annuncio con un distico. In coda, metterei bentornato a casa...» Silenzio, secondi lunghissimi, poi una sola parola: grazie.

Venerdì dieci settembre, ore venti, clinica Paideia, terzo piano, stanza 312. Sono lì perché mi hanno detto che le condizioni di Pietro sono peggiorate. Sulla porta c’è un cartello: il paziente riposa, non disturbare. Mi fermo. Nel corridoio c’è Costanza, la figlia, mi viene incontro: «Incredibile, ha ripreso conoscenza qualche attimo fa, si è occupato di me e mamma, e poi ha subito detto: mi raccomando, domenica sul Messaggero deve uscire Settecolli». Costanza si apparta con la madre Barbara, parlano tra di loro e con i medici, mi fanno un cenno. Entro nella stanza per l’ultimo saluto, intorno a lui ci sono Stefano Barigelli e Rita Pinci, il dolore stampato sul volto. La penombra me lo rende sofferente, domato, ma ancora lui. Il giorno della sua morte sul Messaggero c’è la sua rubrica. L’ultimo desiderio, il segno di un destino. Ciao, Pietro.

(articolo tratto da http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=118662&sez=HOME_INITALIA)

Claude Chabrol

E' morto il regista francese Claude Chabrol
Nel 2009 aveva ricevuto a Berlino il premio alla carriera




(immagine proveniente dalla pagina http://www.fest21.com/files/images/Claude%20Chabrol%201.jpg)



12/09/2010
Parigi, 12 set. (Apcom) - Il regista francese Claude Chabrol è morto stamattina all'età di 80 ani. Figlio di un farmacista, Chabrol era nato a Parigi il 24 giugno 1930. Esponente della Nouvelle Vague con Francois Truffaut e Jean-Luc Godard, tra i suoi numerosi film si ricordano "Beau Serge" (1958), "Violette Nozière" (1978), "Grazie per la cioccolata" (2000) e l'ultimo realizzato, "L'innocenza del peccato" (2007). Nel 2009 aveva ricevuto al Festival di Berlino il premio alla carriera, la Berlinale Camera. Era "un immenso cineasta francese, libero, impertinente, politico e prolisso", ha commentato Christophe Girard, annunciando la sua morte all'Afp.

(articolo tratto da http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Ultima%20Ora/182531_e_morto_il_regista_francese_claude_chabrol/)